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DALL’ITALIA GIUSTA. DOVE IL FUTURO SI PREPARA A SCUOLA ALLA BUONA SCUOLA DI RENZI

Nessuno in questi mesi nei quali si sta discutendo dell’ennesima riforma scolastica, denominata buona scuola, ha pensato di fare un raffronto tra il programma elettorale del PD delle ultime elezioni politiche del 2013 con il DDL approvato dalla Camera dei deputati ed attualmente in discussione al Senato. La riforma è stata fortemente voluta dall’attuale governo, di cui è presidente Matteo Renzi,  nonché segretario politico del PD. Va sottolineata, anche, la grave anomalia del capo dell’attuale esecutivo, che si trova a fare il presidente senza essere stato eletto dai cittadini. Stendiamo un velo pietoso su questo aspetto e soffermiamoci sul raffronto.

I programmi elettorali vengono votati dagli elettori, cioè accettati e ratificati con il voto. Così è stato anche per il programma elettorale del PD sulla scuola, nelle ultime elezioni politiche del 2013, che si chiamava , sentite, sentite,L’ITALIA GIUSTA. DOVE IL FUTURO SI PREPARA A SCUOLA. Ecco il linkhttp://www.partitodemocratico.it/doc/248683/litalia-giusta-dove-il-futuro-si-prepara-a-scuola.htm

I punti essenziali di questo programma erano:

  • Occorre promuovere una “costituente per la scuola”.
  • assegnare un organico funzionale(dotazione di personale sia docente sia ATA) stabile per almeno un triennio ad ogni scuola.
  1. Autonomia e governance della scuola.
  2. Crescere bene, crescere insieme. L’educazione e l’istruzione 0-6 anni.
  3. La scuola primaria: nessun bambino sia lasciato indietro.
  4. Cambiare la scuola per dimezzare la dispersione scolastica. Il passaggio cruciale dalla preadolescenza all’adolescenza.
  5. Un moderno sistema di valutazione per una scuola pubblica di qualità.
  6. Obiettivo Precarietà Zero. La Formazione iniziale e il Reclutamento.
  7. Un nuovo alfabeto per l’Italia. La scuola dei nativi digitali.
  8. Un piano straordinario per l’edilizia scolastica.

Fare un’analisi puntuale di tutto il programma è praticamente inutile, si tratta di una sequenza di buone intenzioni saldamente depositate nel cassetto dei sogni. Quello che mi preme evidenziare  sono solo alcune contraddizioni con i punti salienti del DDL “La buona scuola”.

Nel programma elettorale per la realizzazione dell’organico funzionale si doveva mettere mano alle graduatorie ad esaurimento, dove ci sono 200 mila docenti. A questi docenti per offrire maggiori opportunità bisognava  permettere il pensionamento di quanti (docenti e Ata) sono rimasti ‘impigliati’ nella riforma Fornero, in particolare sanando l’ingiustizia subìta dai lavoratori della scuola della cosiddetta “quota 96”. Solo due osservazioni:

il governo Renzi la “quota 96” se l’è dimenticata, perché non la realizza?

Che c’entrano gli albi territoriali e la discrezionalità dei dirigenti nella scelta dei docenti se nel programma elettorale si fa riferimento sempre e solo alle graduatorie ?

Altro punto cruciale da mettere in risalto è il ruolo dei D.S.. Nel programma elettorale non viene mai esplicitato un rafforzamento del loro ruolo, bensì si legge  a proposito di Autonomia e governance della scuola La soluzione preferibile, è quella di realizzare pienamente l’autonomia delle singole scuole in campo didattico, finanziario, amministrativo e gestionale, rafforzando al contempo la verifica dei risultati dal parte del centro. Il centro rinuncia quindi ai compiti di autorizzazione amministrativa a priori, ma mantiene il ruolo di valutatore a posteriori, oltre a fissare le indicazioni nazionali (i programmi) e le competenze richieste al termine di ogni ciclo scolastico. E’ chiaro che gli organi interni alle 8127 istituzioni scolastiche (di cui 1.500 ancora prive di dirigente scolastico) dovrebbero essere adattati alla maggiore autonomia decisionale delle scuole: il dirigente scolastico non può rimanere senza un controllo efficace da parte del consiglio di istituto, in modo da garantire una verifica di qualità.”

L’ultimo periodo è FONDAMENTALE, quando si dice che il dirigente scolastico deve essere efficacemente controllato dal Consiglio d’Istituto al fine di garantire una verifica di qualità.

Come si concilia questa affermazione con quanto affermato nel DDL “la Buona scuola” dove il Consiglio d’istituto e il Collegio dei docenti hanno compiti consultivi, cioè sono in sostanza dei “soprammobili” ?

Infine,  al sesto punto del programma elettorale “Obiettivo Precarietà Zero. La Formazione iniziale e il Reclutamento.” Si legge  Quello che serve davvero è un nuovo piano pluriennale di esaurimento delle graduatorie per eliminare la precarietà dalla scuola e offrire la necessaria continuità didattica agli studenti. Occorre un nuovo sistema che leghi la formazione iniziale al reclutamento selezionando tramite concorso i migliori laureati per l’accesso alla formazione iniziale, secondo numeri programmati al fabbisogno; anno di prova attraverso tirocinio e supplenze brevi accompagnati da un insegnante esperto, firma del contratto a tempo indeterminato. E’ la proposta del Partito Democratico.” Forse è il bisogno di un nuovo sistema che leghi la formazione iniziale al reclutamento ecc.  che ha permesso di fare la rivoluzione copernicana del sistema scolastico. Di passare, cioè, da un sistema in cui un vincitore di concorso oppure un docente precario, con molti anni di servizio,  inserito in una graduatoria poteva scegliersi la scuola ad un sistema dove un dirigente scolastico su base discrezionale può scegliersi i docenti. Trattandosi di un aspetto, questo, non esplicitato nel programma doveva essere sottoposto, preliminarmente, all’approvazione dei docenti. Così non è stato. Anzi lo sciopero del 5 maggio 2015, con la partecipazione di circa l’80% del personale, ha bocciato in toto l’ennesima riforma scolastica. E’ fuori luogo, perciò, insistere su ciò che i docenti non vogliono.

Forse i partiti politici di oggi, compreso il PD, hanno la presunzione di abbindolare  i cittadini come vogliono, tanto hanno la certezza che nessuno si accorge delle loro mancate promesse elettorali o addirittura di interventi politici che contraddicono i loro stessi programmi elettorali.

Di fronte a queste incongruenze e vessazioni, in uno scenario politico-economico, impregnato da continui scandali, conseguenza di una corruzione dilagante e ben radicata nel tessuto sociale italiano, al cittadino, onesto e con un po’ di coerenza,  non resta altro che dissociarsi e disinteressarsi della politica, e mandare tutto a quel paese quando è chiamato alle consultazioni elettorali.

Giovanni Di Serafino